Torino, 22/01/2015
Al Sindaco
della Città di Torino Piero Fassino
Al Sovrintendente
ai Beni architettonici del Piemonte Luca Rinaldi
In merito alla discutibile posizione assunta dalla Sovrintendenza
ai Beni architettonici del Piemonte che ritiene una “pagliacciata” la
collocazione in Piazza Castello, in occasione della mostra su Primo Levi, del
vagone della deportazione ad Auschwitz, stupisce e sconcerta l’insensibile
distacco con cui viene valutata quella presenza.
La Torino
antifascista, Medaglia d’oro al valor militare, conserva nella memoria quella
lugubre presenza dei carri su cui i deportati partivano da Porta Nuova;
conserva nella memoria volti, espressioni di donne, uomini, bambini che erano
avviati in condizioni disumane a torture impensabili e alla morte.
Quel richiamo è molto forte proprio nel contesto aulico in
cui è collocato, ed è l’“inciampo” che deve suscitare attenzione e memoria;
definirlo “baraccone” significa ignorare quella storia drammatica di dolore e
sacrifici, e quindi è utile anche per chi deve essere aiutato a ricordare.
L’ANPI è convinta che i torinesi sanno accogliere e
apprezzare quel richiamo col rispetto che merita.
Al Sovrintendente Rinaldi chiediamo di recedere dalle sue
posizioni, in particolare se, come figlio di partigiano, porta nella storia
della sua famiglia l’orrore del fascismo e del Nazismo.
Chiediamo anche che rivolga semmai quello zelo a quel
patrimonio di segni della memoria costituiti da monumenti, cippi, lapidi che
onorano la storia di Torino e fanno parte del suo patrimonio monumentale.
Al Sindaco Fassino, di cui è a tutti nota l’attenzione e la
sensibilità per i valori e la storia dell’Antifascismo e della Resistenza, chiediamo
di operare perché si modifichino le posizioni del Sovrintendente, e il ricordo
della Deportazione resti in piazza Castello, accanto al ricordo di Primo Levi.
Nel Settantesimo
anniversario della Lotta di Liberazione possiamo amare anche di più le nostre
piazze e la loro bellezza, se le segna il ricordo di un passato terribile e
della grandezza di chi si è opposto, anche a costo della vita, per dare libertà
e democrazia al nostro Paese.
Ezio Montalenti
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