Nelle nazioni più sviluppate,
l'onere del virus dell'epatite C (HCV) è a carico di persone con una storia di
stupefacenti per via parenterale. Circa il 50% dei casi esistenti e fino al 90%
dei nuovi casi sono attribuibili al consumo di stupefacenti, mentre la
prevalenza di HCV tra le persone che si iniettano droghe (PWID) varia dal 65%
al 90%, percentuale che tende verso l’alto nei paesi in cui è bassa o
addirittura nulla, la presenza di progetti e servizi di riduzione del danno.
Tra le PWID, l'adesione al
trattamento rimane relativamente bassa a causa di diversi fattori tra cui una
sottovalutazione del rischio di un’evoluzione lenta ma inesorabile della
malattia, barriere personali legate allo stile di vita dei PWID che nel caso
delle vecchie terapie a base d’interferone impedivano un’alta compliance, ma
anche sfiducia del paziente nel sistema sanitario, creduto, spesso, discriminatorio
o impenetrabile.
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