lunedì 8 agosto 2011

Report_La povertà in Italia nel 2010

Normalmente, la povertà viene definita attraverso dei parametri prettamente economici costituiti dagli indici di povertà assoluta e relativa. Il primo è riferito all’incapacità di un individuo o nucleo familiare di disporre dei beni raccolti in un paniere tipo che rispecchia i livelli minimi di sostentamento riguardo a beni essenziali come acqua, cibo, vestiti e abitazione. E’ un indice variabile, legato al mercato, pertanto differisce in base a parametri territoriali, temporali ed anagrafici. Scorrendo il rapporto, in Italia nel 2010 tale indice per individui con età compresa tra 18 e 59 anni va da 766,60 € nel caso in cui si viva in un’area metropolitana del Nord a 516,79 € se, invece, si abita in un piccolo comune del Sud. L’indice globale è fissato dalla Banca Mondiale, secondo cui è assolutamente povero chi vive con meno di 1.25 $ al giorno (al momento in cui scriviamo il dollaro vale 1,46 €, pertanto tale soglia è di 0,87 €, meno di 1€ al giorno che ben descrive la disparità di ricchezza esistente). In Italia, nel 2010 ci sono 3 milioni e 129 mila persone sotto la soglia di povertà assoluta corrispondenti al 5,2% di quelle residenti (oppure 1 milione e 156 mila famiglie pari al 4,6% di quelle residenti).
Passiamo ora a considerare il secondo indice, quello definito come povertà relativa, la cui soglia è pari alla spesa media pro-capite in un paese e rappresenta una convenzione adottata a livello internazionale. Si definisce povero relativo un nucleo di due persone la cui spesa media è inferiore alla spesa media pro-capite dell’anno di riferimento e nel territorio in esame. In Italia, nel 2010, la soglia di povertà relativa è pari a 992,46 €. Quando le famiglie hanno un numero di componenti diverso da due, si utilizza una scala di equivalenza formata da un insieme di fattori di correzione.
In base a tale indice si apprende che in Italia esistono un milione 617 mila poveri relativi al Nord, un milione e 15 mila al Centro e ben cinque milioni 641 mila al Sud, per un totale di 8 milioni 872 mila individui, pari a 24 milioni 898 mila famiglie (rispettivamente il 13,8% della popolazione e l’11% delle famiglie). Sono, inoltre, da considerarsi “comunque povere” le persone che si trovano entro un livello pari a +20% della soglia di povertà relativa, (equivalente, per un nucleo di due persone, ad una spesa tra 992,46 e 1.190,95 €). Così, nel caso delle famiglie, la quota di povertà diventa pari al 18,6% (con un minimo del 9,8% al Nord ed un massimo del 35,9% al Sud) come rappresentato nel seguente grafico:In termini di individui, tenendo conto che una famiglia povera è composta in media da 3 persone, otteniamo un numero pari a 13 milioni 893 mila persone in condizioni di povertà, pari ad oltre il 23% degli abitanti. Quasi una persona su quattro, quasi una famiglia su cinque, è povera!
Questi dati non possono che esprimere preoccupazione e confermano ancora una volta una nazione divisa in due, noto che la quota maggiore di povertà è da considerarsi al Sud. Ma l’inquietudine aumenta alla luce dei dati dello scorso anno che denotano un progressivo aumento della povertà relativa, che al Centro passa da 5,9% a 6,3% e al Sud da 22,7% a 23%, un valore quasi cinque volte maggiore di quello registrato nelle regioni del Nord (stabile al 4,9%).
Fonte: Istat - La povertà in Italia

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