martedì 22 febbraio 2011

PER NON ESSERE COMPLICI ... CONTINUA...

I primi test di italiano per i richiedenti il permesso di soggiorno di lunga durata sono stati effettuati e l’informazione data dai media conferma quanto sia sopita la coscienza democratica nel nostro paese. Giornali e televisioni, anche autorevoli, si sono soffermati su aspetti di “colore”, lo studio notturno e l’ansia “da studente”, quasi fosse un esame di maturità, di chi stava per affrontare le prove, il sollievo e la soddisfazione di chi usciva, la facilità apparente dell’esame.

Non ci ha sorpreso l’assenza di ragionamenti critici su cosa significa un test inutile per favorire l’inserimento sociale degli immigrati e che rappresenta un sicuro spreco di denaro pubblico.

Non ci ha stupito l’assenza di informazioni sulla costante riduzione da parte del Ministero dell’Istruzione di risorse destinate all’insegnamento della lingua e della cultura italiana.

Quasi nessun media ha fatto notare che la divergenza che c’è tra percorsi scolastici proposti dal Ministero dell’Istruzione e i test imposti dal Ministero degli Interni altro non è che la differenza tra politiche serie di inserimento sociale e politiche demagogiche che producono solo discriminazioni.

La nostra opposizione ai test continua e non può fare a meno di considerare il decreto che li ha introdotti come un ulteriore passo di un sistema legislativo che colpisce pesantemente le lavoratrici e i lavoratori immigrati.

Denunciamo l’iniquità di leggi che considerano la clandestinità un reato penale e perseguitano, come delinquenti, chi lavora senza permesso di soggiorno.

Vorremmo che il nostro impegno favorisse una corretta informazione sulle tematiche che riguardano l’immigrazione. Siamo convinti, per esempio, che la maggioranza degli italiani non conosca l’assurdità dei meccanismi che disciplinano le possibilità di regolarizzarsi. Sia i periodici “decreti flussi” che le cosiddette “sanatorie” hanno meccanismi farraginosi che favoriscono i truffatori (è facile approfittare della disperazione) e gettano nell’angoscia molti che vorrebbero regolarizzarsi.

Per non essere complici continua e vuole contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica su come molte leggi che riguardano i migranti, considerati come problema e non come risorsa, siano inefficaci per un positivo inserimento dei migranti nella società italiana, oltre che lesive di diritti fondamentali.

Il 19 febbraio saremo presenti davanti alla scuola (il CTP Castello di Mirafiori) che per prima farà i test nella provincia di Torino per affermare che:

1) è necessario potenziare l’offerta pubblica di istruzione perché la richiesta di corsi per apprendere l’italiano da parte degli immigrati è molto superiore all’offerta. Gli immigrati vogliono imparare l’italiano perché è lo strumento principale per trovare lavoro e per partecipare alla vita sociale.

2) l’attuazione del decreto nella provincia di Torino significa uno sperpero di denaro pubblico (500 000 euro) particolarmente grave in un periodo di crisi

3) il decreto DM 4/6/10 altro non è che un tassello di una legislazione che nega diritti fondamentali delle persone.

Abbiamo inoltre chiesto un incontro al Prefetto (ci andremo insieme ai rappresentanti delle associazioni che si sono dichiarate disponibili) per illustrare le ragioni della protesta e le nostre proposte. In particolare segnaleremo come sia necessaria, in questo tempo di crisi, l’introduzione di una norma legislativa che preveda il riconoscimento, in caso di avvenuta disoccupazione, di un percorso di studi ai fini del rinnovo del permesso di soggiorno.

pernonesserecomplici@libero.it Le/gli insegnanti “Per non essere complici”

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