martedì 3 maggio 2011

Relazione corso "Notizie da sballo" C.T.P. Drovetti 2011

Introduzione

Sulla base dell’esperienza maturata in altre scuole, precisamente in corsi rivolti a studenti che frequentano i primi anni delle scuole medie superiori, il progetto svolto presso il CTP Drovetti ha subito una serie di cambiamenti volti ad alleggerire il carico prettamente formativo a fronte di contenuti educativi più consistenti.

L’idea che sta alla base di tale scelta riflette una constatazione: capire quali possono essere i percorsi che portano all’uso di sostanze ed in particolar modo ad un consumo problematico, possono aiutare maggiormente a riconoscere future situazioni di pericolo. L’aspetto puramente informativo relativo alle specifiche sostanze, del quale rimaniamo convinti non debba mancare, è stato inserito quale esempio pratico piuttosto che come elemento a sé stante, presentandolo accompagnato da una serie di video esplicativi. Altre tematiche ritenute doverose da affrontare riguardano da una parte una concisa descrizione delle interazioni neuronali successive all’assunzione di sostanze, dall’altra una discussione sulla catena produttore – trafficante - spacciatore - consumatore.

Il corso si è svolto in nove incontri, tre a settimana di circa un’ora e mezza ciascuno (due ore formative); la finalità era quella di approfondire alcune dinamiche legate al consumo di sostanze ed i principali comportamenti a rischio tipici dell’adolescenza. La metodologia utilizzata ha previsto un coinvolgimento attivo della classe con alcuni giochi di ruolo, brainstorming nonché supporti video ed informatici, per compensare in parte le difficoltà linguistiche ma anche per utilizzare mezzi di comunicazione maggiormente vicini agli adolescenti. La classe era composta da alunni romeni, marocchini, italiani, cinesi e sudamericani, dotati di differente padronanza della lingua italiana, per un totale di circa 20 partecipanti, sebbene solo una decina di loro ha seguito con costanza il corso.

Descrizione degli interventi

Durante il primo incontro, la docente ha presentato i relatori che hanno spiegato la natura dell’intervento e le modalità di svolgimento dello stesso; abbiamo quindi somministrato il questionario iniziale messo a punto per valutare le conoscenze dei ragazzi e per pianificare gli interventi successivi. Si è proseguito con un breve gioco di gruppo finalizzato alla conoscenza reciproca e a preparare gli alunni al lavoro di gruppo.

Nel corso del secondo e terzo incontro si è approfondito il concetto di rischio chiedendo ai ragazzi se e quali sono state le situazioni in cui hanno sperimentato un rischio (ex scommesse tra amici, sfide, etc…), ricordando i rischi primari e descrivendo quelli secondari derivati dall’uso di sostanze. Per ciò che concerne il piacere, si è chiesto di stilare una lista dei piaceri conosciuti e dei comportamenti che li generano, introducendo alcuni semplici concetti riguardo alla fisiologia del piacere. Con l’ausilio di un video che rappresentava l’interazione sinaptica attraverso un’animazione, si sono cercate di spiegare le dinamiche tra neurotrasmettitori e recettori successive all’assunzione di una sostanza. Da ciò emerge che l’uso di sostanze non aggiunge nulla di più ma semplicemente modifica il funzionamento del cervello. Ciò permette di far considerare come le dinamiche del piacere, conseguenti unicamente ad una sostanza siano sostanzialmente carenti di crescita esperienziale rispetto alle stesse raggiunte attraverso la relazione con gli altri. Si è analizzata la differenza tra il piacere attivo e ricercato, che permette di crescere, di trovare interessi e motivazioni nella vita, e quello passivo derivante dall’utilizzo di sostanze che, svanendo, spesso lascia insoddisfazione accompagnata da stanchezza fisica e mentale. Il sistema della gratificazione non è uguale in tutte le persone, e tale differenza può essere riconducibile a cause genetiche e ambientali; importante è stato spiegare agli adolescenti che il sistema del piacere può essere paragonato ad un muscolo che deve essere allenato e stimolato per poter apprezzare ciò che ci sta attorno. A tutto ciò è stato, infine, aggiunto come sia necessario esercitare una forma di controllo sui comportamenti, in special modo nei confronti di quelli che producono piacere (se mangio troppo o mangio male, sicuramente avrò dei problemi).

Nel quarto incontro, si è fatto immaginare alla classe di dover spiegare ad un alieno cosa sia la droga; tutto ciò che è emerso è stato scritto alla lavagna e discusso con la classe. Ciò ha permesso di introdurre il discorso sulla legalità delle sostanze e come essa non sia garanzia di salute: spesso il fatto che una sostanza sia considerata legale o illegale è conseguenza di motivazioni politiche, sociali, economiche e culturali. L’esempio dell’alcool e della foglia di coca sono emblematici: legale nella nostra cultura, illegale in alcuni paesi islamici il primo; legali e necessari nella cultura dei contadini boliviani e peruviani che vivono ad alte quote, assolutamente vietate nei paesi occidentali le seconde. Alla fine dell’incontro si è chiesto alla classe di fare alcune stime sulla mortalità legata ai danni, diretti e correlati, dell’uso di sostanze partendo dal dato complessivo di circa 120000 decessi all’anno. Quando sono state fornite le stime reali i ragazzi si sono stupiti del fatto che alcool e tabacco siano responsabili del 95% dei morti per sostanze in Italia; si è lasciata la classe con l’interrogativo per cui le persone assumano sostanze nonostante siano a conoscenza dei rischi.

Il quinto incontro è servito ad introdurre la distinzione tra uso non problematico e uso problematico. A partire dalla domanda lasciata in sospeso si è analizzata la differenza tra uso, abuso e dipendenza mettendo in luce le dinamiche e le problematiche relative alla tolleranza. E’ stato chiesto ai ragazzi se conoscessero comportamenti di dipendenza non strettamente legati al consumo di sostanze, e tra i tanti sono emersi il gioco d’azzardo, i videogiochi ed il doping sportivo; l’obbiettivo era quello di far comprendere che non sono le sostanze in quanto tali ad essere dannose per l’uomo, ma i comportamenti adottati, non tralasciando di sottolineare che il rischio di sviluppare dipendenza differisce in sostanze diverse.

Il sesto incontro è stato dedicato all’analisi delle tipologie di consumo. Il punto di partenza sul quale si sviluppa l’intervento va oltre la classica visione farmacocentrica delle sostanze purtroppo oggi in voga. La nascita di “dipendenze senza sostanze”, derivanti da comportamenti e aspetti socio-culturali propri della società attuale ha condotto a riconsiderare tale approccio in favore di una differenziazione degli stili di consumo piuttosto che delle varie sostanze. Riguardo ques’ultime, è sì importante considerarne le peculiarità ma solo in relazione al rischio e ad eventuali danni, non rispetto al potenziale di addiction, che risulta essere, invece, funzione delle diverse modalità di consumo. Come dire che la cosa più importante non è la sostanza in sé stessa ma il significato che assume il consumo per l’individuo. Tale concetto, ripreso più volte in incontri differenti, rappresenta il cardine attorno al quale si è cercato di dotare di elementi di protezione individuale.

Il settimo incontro è stato dedicato alla comprensione dei concetti di set, setting e sostanza, declinandoli da un lato come tre variabili concernenti l’uso, dall’altro come una modalità per analizzare una situazione di possibile consumo. Il set, appartenente alla sfera interiore dell’individuo è stato presentato come l’occasione per porsi delle domande personali rispetto a una situazione tipo: Come sto? Cosa mi accingo a fare? Cosa voglio? Sono io a decidere? Il setting riguarda invece una dimensione immediatamente esterna all’individuo e riguarda tanto il contesto quanto l’influenza che lo stesso ha sull’individuo. Le domande che abbiamo suggerito sono: dove mi trovo? E’ sicuro ciò che mi sta attorno? Con chi mi trovo? Sono amici, ho fiducia in loro? Infine alcune considerazioni sul terzo elemento, la sostanza: cos’è, la conosco? Quali potrebbero essere i rischi? Chi me l’ha data? E altro ancora.

Nell’ottavo incontro sono stati introdotti alcuni elementi di legislazione riguardanti sanzioni e pene conseguenti alla detenzione per uso personale e spaccio di sostanze stupefacenti (art.73 e 75 della 309/90). A questo è obbligatoriamente seguito, in conseguenza delle recenti modifiche, una discussione sulle norme del Codice della Strada in materia di guida in stato di ebbrezza (art 186 e 187 del C.d.S.) e sui controlli in ambito lavorativo con cenni sui metodi di analisi utilizzati.

Il nono incontro è stato dedicato alla visione di una pellicola che tratta la storia di un gruppo di ragazzi che fanno un uso ricreativo di sostanze sintetiche che evidenzia rischi e danni di alcune scelte di consumo. Successiva alla visione è seguita una breve discussione a completamento dell’incontro.

Conclusioni

Facendo un bilancio dell’intervento, la classe è stata molto interessata ed ha partecipato attivamente al confronto ed alle discussioni, nonostante i limiti derivati dalla lingua; sono stati apprezzati particolarmente i filmati, in quanto hanno reso possibile la rappresentazione di esperienze e di vissuti difficilmente descrivibili a parole. La durata del corso ci ha permesso di instaurare una relazione significativa con la classe, e questo sicuramente ha favorito l’attenzione ed il coinvolgimento.

Tenendo presente i limiti imposti dai cardini epistemologici propri di ogni intervento di prevenzione (primo su tutti la valutazione di efficacia possibile solo su un intervento a lungo termine), abbiamo creato un percorso teso a fornire ai ragazzi alcuni elementi di protezione importanti inerenti il mondo delle sostanze ed in particolar modo i rischi ed i danni conseguenti ad una dipendenza.

FRANCO D’AGATA

ANDREA FALLARINI

ELENA SCARABELLO

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